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Immagine del redattoreDott.ssa A. Désirée Poletti Venegoni

Il cambiamento

Cambiare comportamento, ossia mutare le proprie o altrui azioni è un processo complesso e dinamico, che richiede tempo e determinazione. Si tratta di un processo, che non solo prevede diverse fasi, ma mette in gioco anche diversi attori. Il cambiamento, infatti, non è mai una questione privata, perché non coinvolge solo il soggetto in questione, ma necessita di un vero e proprio supporto da parte di altri attori, impegnati sia in situazioni sanitarie che non.

Lo studio del cambiamento di comportamento negli anni ha portato all’elaborazione di diversi modelli teorici. Alcuni sottolineavano la dimensione cognitiva (conoscenze, credenze, valori) come determinante nel provocare le azioni messe in atto dagli individui. Mentre altri sono partiti dall’idea che fosse il contesto ad influenzare il comportamento. Oggi, la posizione condivisa per un intervento efficace sul cambiamento di un comportamento deve necessariamente tenere conto sia della dimensione cognitiva che dell’influenza del contesto stesso.


Il “modello transteorico degli stadi del cambiamento” elaborato da Prochaska e Di Clemente all’inizio degli anni ’80, ad esempio, rappresenta, il tentativo di elaborare un meta-modello esplicativo completo e multilivello, che considera gli aspetti temporali e dinamici del cambiamento e che tiene come comune denominatore gli elementi fondanti delle diverse teorie.

Il modello transteorico è basato su alcuni costrutti fondamentali: gli stadi del cambiamento, i processi di cambiamento, i livelli di cambiamento e su alcuni fattori psicologici come l’autoefficacia, la presenza di tentazioni e la bilancia decisionale.


• Gli stadi del cambiamento (precontemplazione, contemplazione, preparazione, azione, mantenimento e risoluzione) rappresentano sia la fase temporale, sia la descrizione delle caratteristiche comportamentali della persona in quella fase.


• I processi di cambiamento si identificano con le strategie comportamentali messe in atto dalla persona per progredire da uno stadio all’altro del cambiamento. Si tratta, quindi, di meccanismi personali che permettono all’individuo di cambiare modo di pensare, di sentire e di agire riguardo a un suo comportamento inadeguato.


• I livelli di cambiamento si riferiscono a una gerarchia di cinque aree distinte ma correlate tra loro e rispetto alle quali è collocato il problema della persona:

- il livello sintomatico/situazionale,

- il livello cognitivo/disadattivo,

- il livello interpersonale,

- il livello familiare/sistemico

- il livello intrapsichico.

I livelli non sono mai indipendenti l’uno dall’altro, infatti i cambiamenti a un livello determinano cambiamenti anche negli altri. Pertanto, secondo il modello transteorico, l’intervento deve prevedere l’applicazione di differenti processi di cambiamento nei vari stadi, a seconda del livello del problema sul quale è necessario intervenire.


• L’autoefficacia, le tentazioni e la bilancia decisionale sono considerati fattori psicologici che possono servire come indicatori per prevedere il passaggio da uno stadio all’altro. La bilancia decisionale è una tecnica che favorisce l’emergere della consapevolezza e attiva i processi di cambiamento.




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